Esche Zig Rig









Montatura Zig Rig


Da sempre il carpfishing è considerato una evoluzione della pesca a fondo. Il nostro terminale si appoggia sul fondo o, al massimo, si stacca di qualche centimetro nella versione pop-up. Tuttavia, ci sono delle situazioni in cui cercare le carpe sul fondo si rivela alquanto improduttivo e inefficace. Il purista del CF probabilmente storcerà il naso leggendo quanto segue, ma credo che il carpista italiano debba abbandonare la visione statica della pesca alla carpa, adottando un punto di vista più dinamico, in pieno stile inglese. Proprio nelle acque inglesi è nato e si è diffuso l'utilizzo dello ZIG RIG. L'obiettivo degli inglesi è catturare carpe, in ogni modo e in ogni condizione. E non è una tragedia se per farlo devono stravolgere la tecnica tradizionale e cambiare tattica. Il nostro CF è una pesca d'attesa, mentre il carpista inglese va alla ricerca della carpa, tirando fuori dal cilindro delle montature o degli accorgimenti "da caccia". A tal proposito è significativo raccontare cos'è successo ai recenti mondiali di pesca (nella specialità CF) svoltisi a Pietrafitta. Ha vinto il solito Sudafrica, mentre gli inglesi si sono classificati secondi. E l'Italia? La nostra nazionale si è classificata al 16°esimo posto su 22. Una enorme delusione, visto che giocavamo in casa. Sicuramente sudafricani e inglesi hanno una grande tradizione alle spalle, ma a differenza di noi le altre nazionali hanno capito che è necessario abbandonare questa "purezza" che molti carpisti italiani vogliono attribuire al CF. Anche col "rischio" di avvicinarsi quasi a una pesca al colpo con l'hair rig.. Ma in cosa consiste di preciso questo ZIG RIG? E' una montatura per pescare la carpe lungo la colonna d'acqua, a galla o a mezz'acqua. 

Lo ZIG RIG CLASSICO non è altro che una montatura in-line, a cui viene collegato un finale molto lungo (anche fino a 5 metri). La lunghezza del terminale varia in base alla profondità del bacino. Ad esempio, se la profondità è di 4 metri, volendo pescarle in superficie il nostro terminale sarà lungo 3,5/3,8 metri. Se invece crediamo che le carpe sostino più a mezz'acqua, allora faremo un terminale di 2,5/3 metri. La misura dell'amo sarà piccola, ad esempio il 10. Il terminale potrà essere in fluorocarbon, anche se esistono degli appositi fili da ZIG: sottili, molto morbidi, quasi invisibili e galleggianti. Visto il tipo di ambiente in cui utilizzeremo lo ZIG RIG, la canna avrà un libraggio compreso tra le 2,5 e le 3 libbre.

Dove utilizzarlo?
In ambienti con acqua ferma, meglio se piccoli: la cava. Questo perchè in un ambiente piccolo è più facile scovare prima le carpe. Una volta individuata l'attività delle carpe, è necessario "pescarci sopra", cercando di presentare l'esca proprio davanti al muso della carpa.

Quando utilizzarlo?
La stagione dello ZIG RIG è l'estate (da giugno a settembre), quando la temperatura dell'acqua è alta e le carpe cercano negli strati più alti la fascia più fresca. Spesso le vediamo proprio rollare e saltare. 

Come lanciare?
Ci sono due modi per lanciare un terminale così lungo. Se siamo da soli, dobbiamo stendere il finale su un telo di plastica dietro di noi, cercando di stenderlo "a spirale". Oppure possiamo farci aiutare da un compagno: in questo caso stenderemo dietro di noi in finale, mentre il nostro compagno terrà l'esca tra pollice e indice. A questo punto lanceremo e l'esca volerà in acqua senza creare alcun danno al nostro compagno. Un trucco per far sì che durante il lancio il terminale si stenda bene, è quello di bloccare con un dito il filo in uscita dalla bobina del mulinello, appena prima che la il terminale tocchi l'acqua.

Cosa innescare?
Si utilizzano esche artificiali per diversi motivi: sono esche estremamente galleggianti (nonostante le piccole dimensioni), resistono agli attacchi della minutaglia, le troviamo nei più svariati colori. Possiamo innescare una tiger o un paio di chicchi di mais artificiali, una Maggot clip carica di finti bigattini, ecc. Ma l'esca migliore in assoluto per questa pesca è la spugnetta (o la schiuma pop up). La domanda che sorge spontanea è: ma come fa una carpa a voler mangiare una cosa artificiale che non sa di niente? Beh, a parte che nessuno ci vieta di cospargere la spugnetta in un una sostanza ammollante per qualche ora, proviamo a immaginarci una carpa che scorge, in mezzo a una colonna oleosa di pastura, una macchia di piccole dimensioni..La scambierà per un frammento di cibo e la ingoierà . Per quanto riguarda i colori, io consiglio di optare per una spugnetta nera durante le ore diurne e una spugnetta bianca per le pescate notturne. Ma, vista l'ampia gamma di colori disponibili, ciascuno di noi è libero di sperimentare l'efficacia di qualsiasi altro colore. Un bel trucchetto può essere, secondo me, innescare "the bee-l'ape": doppia spugnetta, nera sotto (contrasta col cielo azzurro) e bianca sopra (contrasta col fondale scuro). Questo perchè la carpa può trovarsi sotto o sopra la nostra esca. 


Come pasturare?
Avremo bisogno di una pastura che rimanga inizialmente in superficie, per poi cadere lentamente sul fondale, creando così una "colonna" di cibo. L'obiettivo è quello classico: attirare i pesci senza sfamarli. Quindi si possono utilizzare sfarinati a grana sottile, pellets di piccole dimensioni, semi per uccelli, canapa, pezzetti di pane, crocchette per i gatti (che a differenza del frolic galleggiano), latte condensato, tonno in scatola non sgocciolato (in modo da sfruttarne il prezioso olio ), ecc. 
Il nostro intento sarà quello di creare delle palle di pastura che si sfaldino a contatto con l'acqua, in modo da ottenere una nuvola di pastura in superficie, che piano piano si sposterà verso il fondo. La pasturazione va ripetuta costantemente (ogni 30/40 minuti), aumentandone la frequenza in caso di partenze. Per lanciare la pastura si utilizza il rocket (ci servirà naturalmente una canna da spod sulle 5-5,5 libbre), ma avremo bisogno anche di tanta pazienza e di una certa preparazione fisica, in quanto saremo costretti a lanciare e rilanciare il rocket, magari sotto un caldo torrido.

nodo Palomar







Il nodo Palomar è un nodo che viene eseguito direttamente sull'anello metallico di una girella, di un artificiale o di un amo ad anello diritto, per cui può risultare utile in moltissime occasioni.
Di esecuzione quanto mai semplice è da tenere presente come uno dei nodi più affidabili per la consistenza e la grande resistenza che lo porta a conservare fra il novantacinque ed il cento per cento del carico di rottura della lenza impiegata.

1) Si inizia doppiando il terminale di lenza per una ventina di centimetri introducendone la metà attraverso l'occhiello dell'attrezzo.

2) Tornando indietro con l'estremità della lenza doppiata si esegue un ampio nodo semplice avvolgendo il corpo di lenza ed il capo libero, lasciando pendere l'attrezzo verso il basso.

3) Si prende l'asola terminale, la si allarga e vi si fa penetrare l'attrezzo, quindi la si porta verso l'alto dove i fili doppiati si incrociano.

4) Si procede alla lubrificazione e, tenendo fermo l'attrezzo, si agisce con forza unitamente sul corpo di lenza e sul capo libero fino a che il nodo non si è ben stretto appena al di sopra dell'anello. Si conclude tagliando il capo libero a due millimetri dal nodo.

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